Ci sono cose che non posso essere dette o fatte.
Ci sono immagine che la nostra mente crea, destinate a rimanere solo brevi fotogrammi ma frutto di desideri nascosti.
La paura di essere etichettati, di essere sbagliati prende il sopravvento e dentro scatta un meccanismo di autodifesa, si innalzano delle barriere e si arriva a modificare la nostra vera essenza.
Ma è davvero così?
Siamo sempre noi, ed è strano come in alcune situazioni, o con determinate persone, quella parte di noi esca fuori, senza controllo prevale ed è come se ci si sentisse finalmente liberi.
Liberi di dominare e di essere dominati.
Inconsapevolmente mettiamo in atto quel ruolo, e se di mezzo c’è l’amore esce tutto così naturale, che le emozioni, le sensazioni e le vibrazioni abbattono tutte le barriere, si annullano i preconcetti ed è una esondazione di pura lussuria.
Nel racconto “Ai miei piedi, Alex” tratto da “Latens Somina“, la raccolta di racconti erotici di Penelope White, potrete leggere di Beatrice, una prof. di matematica rigorosa e intransigente, risoluta e determinata che non si accorge neanche di applicare nel sesso con Alex questo lato dominate, con la giusta dose di dolcezza – e per lui che è un ex slave – non c’è nulla di più soddisfacente.
Cosa succederà quando verrà a conoscenza che l’uomo che ama era uno slave e prima apparteneva ad un’altra donna?
La gelosia, le insicurezze e la rabbia faranno uscire fuori la parte che Alex ama.
Sarà come cadere in un turbinio di passione.
Non vi resta che leggerlo.
Beh, se sei davvero così curioso CLICCA QUI per leggere “Ai miei piedi, Alex”, il racconto BDSM tratto dalla raccolta erotica “Latens Somnia” che ha sorpreso tantissime lettrici.
Qui sotto un ESTRATTO, prima però vi invito anche a leggere “The MISTRESS” se non l’avete ancora fatto. La protagonista si chiama Angela, ma indovinate chi è il suo slave? Clicca qui per scoprirlo
Di seguito intanto un ESTRATTO del racconto “Ai miei piedi, Alex“:
Ed è in quel momento che lo sento: un forte moto di rabbia si muove, dentro di me, legando il suo dolce viso alle parole di quell’Angela della mail letta poco fa. E nemmeno me ne accorgo quando sento una serie di lettere unirsi nella mia testa e uscire dalla mia bocca in perfetto ordine, così da formare una frase:
“Ai miei piedi, Alex!”, affermo, ora decisamente più severa e senza più alcun sorriso sulle labbra. E un brivido mi attraversa la schiena, contemporaneamente al lampo di stupore che vedo oltrepassare le pupille dilatate di Alex. “E toccami!”, impero, mentre lo osservo chinarsi di nuovo e inginocchiarsi, proprio di fronte a me.
“Sei stupenda…” Il suo è appena un sussurro, ma io lo sento benissimo mentre continua a fissarmi dal basso, senza smettere per un solo istante.
“E non meriteresti nemmeno di sfiorarmi per ciò che mi hai nascosto, lo sai?” annuisce e i ricci biondi gli ricadono, morbidi, sulla fronte. “Mi vuoi?”, domando e lui annuisce ancora, mentre continua a guardarmi con occhi sinceri. “Perché?”, continuo.
“Perché…” e le sue guance si tingono appena di rosso mentre lo osservo abbassare gli occhi sui miei piedi nudi. Non resisto, con la mano destra scendo ad accarezzargli il mento e gli sollevo il viso, facendo scontrare di nuovo i nostri occhi.
“Non abbassare mai lo sguardo, non mi piace quando lo fai!”, ammetto sincera.
“Lo so… mi piaci anche per questo…”, ribatte, tornando a sorridermi.
“Allora, rispondi: perché mi vuoi?”
“Avresti dovuto rispondere tu a questa domanda, poco fa.”
“Rispondi, Alex!”, lo rimbrotto, stringendo di più il mento tra il pollice e l’indice.
“Posso dimostrartelo, se vuoi.”
Non dico più nulla, ma lo osservo fissarmi negli occhi per un tempo che sembra infinito, prima di alzarsi in piedi e avvicinarsi.
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